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Stephen King - It - Finale di un capolavoro

Jan 5, 2011

In questo post voglio rendere omaggio al capitolo finale di questo capolavoro di Stephen King. Forse per chi non ha letto il libro non significa molto, ma quando io ho letto questa parte mi sono commosso per la poesia contenuta in queste frasi.
Buona lettura.

Ma non c'era solo ansia, vero? No, c'era anche desiderio... lo stesso sentimento che aveva avuto quando aveva incontrato il ragazzino con lo skateboard sotto il braccio. Il desiderio di andare veloce, di sentire il vento fischiarti intorno senza sapere se stai correndo verso qualcosa o scappando da qualcos'altro, il desiderio di andare e basta. Di volare.
Ansia e desiderio. Tutta la differenza fra l'essere un adulto che calcola i rischi o un bambino che ci monta sopra e va. Tutto il mondo che c'è in mezzo. E tuttavia non una grande differenza, in fondo. Compagni di letto. La sensazione che si prova quando il vagoncino delle montagne russe arriva in cima alla prima ripida salita e comincia veramente la corsa.
Ansia e desiderio. Ciò che si vuole e ciò che si ha paura di cercare di avere. Dove si è stati e dove si vuole andare. Qualcosa in una canzone rock a proposito dell'ambizione di avere una ragazza, l'automobile, un posto dove stare.
Bill chiuse gli occhi per un momento, sentendo dietro di sé il peso inerte della moglie, sentendo l'avvicinarsi della discesa, sentendo il proprio cuore.
Sii coraggioso, sii valoroso, resisti.

(...)
Nei sogni che farà in futuro sta sempre partendo da Derry da solo, al tramonto. La città è deserta, se ne sono andati tutti. Contro un cielo livido si stagliano il Seminario Teologico e le case vittoriane di West Broadway e ogni tramonto estivo che abbiate mai contemplato si è fuso in questo.
Sente l'eco dei suoi passi sul cemento. L'unico altro rumore è l'acqua che gorgoglia nei canali di scarico

(...)
e rivede tutti quei luoghi, ancora intatti, com'erano un tempo: quella specie di fortificazione di mattoni che era la scuola elementare, il Ponte dei Baci con i suoi complicati ornamenti di iniziali intagliate, innamoratini del liceo pronti a sconvolgere il mondo con la loro passione travolgente, ora diventati agenti assicurativi e concessionari di automobili e cameriere ed estetiste; vede la statua di Paul Bunyan contro quel cielo di sangue e il bianco steccato pericolante che correva lungo Kansas Street sul ciglio dei Barren. Li rivede com'erano, come sempre saranno in qualche recesso della sua mente... e il cuore gli s'inonda di amore e orrore.
Partiamo, ce ne andiamo da Derry, pensa. Ce ne andiamo da Derry e se questa fosse una storia saremmo alle ultime poche pagine; sarebbe il momento di prepararci a riporre il libro nello scaffale e dimenticarcene. Il sole tramonta e si sente solo il rumore dei miei passi e quello dell'acqua negli scarichi. Questo è il momento di

(...)
partire.
Così parti e senti questo bisogno di girarti a guardare, una volta ancora il tramonto che muore, una volta ancora quel severo profilo del New England, le guglie, la Cisterna, Paul con l'ascia in spalla. Ma forse non è una buona idea girarsi a guardare, è così in tutte le storie. Guarda che cos'è successo alla moglie di Lot. Meglio non guardare. Meglio credere che per tutti ci sia un lieto fine... e così sia. Chi può sostenere il contrario? Non tutte le barche che salpano nelle tenebre non ritrovano più il sole o la mano di un altro bambino; se la vita insegna qualcosa, ti mostrerà allora che le storie a lieto fine sono così numerose che è lecito dubitare della razionalità di chi non crede nell'esistenza di Dio.
Parti e parti in fretta quando il sole comincia a scomparire, pensa in questo sogno. Ecco che cosa fai. E se ti dai tempo per un'ultima riflessione, forse è per dedicarla a dei fantasmi... i fantasmi di alcuni bambini fermi nell'acqua al tramonto, in circolo, a tenersi per mano, giovani, senza incertezze, ma soprattutto risoluti... abbastanza risoluti da dare origine alle persone che saranno, abbastanza risoluti da capire, forse, che dalle persone che diventeranno dovranno necessariamente nascere le persone che sono state in precedenza prima di potersi rimettere a cercare di comprendere il semplice fatto della mortalità. Il cerchio si chiude, la ruota gira e altro non c'è.
Non c'è bisogno di girarsi a guardare indietro per vedere quei bambini; parte della mente li vedrà per sempre, vivrà sempre con loro, li amerà sempre. Non sono necessariamente la miglior parte di noi, ma sono stati un tempo depositari di tutto ciò che saremmo potuti essere.
Bambini, vi voglio bene, vi voglio tanto bene.
Allora vai senza perdere altro tempo, vai veloce mentre l'ultima luce si spegne, vattene da Derry, allontanati dal ricordo... ma non dal desiderio. Quello resta, tutto ciò che eravamo e tutto ciò che credevamo da bambini, tutto quello che brillava nei nostri occhi quando eravamo sperduti e il vento soffiava nella notte.
Parti e cerca di continuare a sorridere. Trovati un po' di rock and roll alla radio e vai verso tutta la vita che c'è con tutto il coraggio che riesci a trovare e tutta la fiducia che riesci ad alimentare. Sii valoroso, sii coraggioso, resisti.
Tutto il resto è buio.

(...)
Si sveglia da questo sogno incapace di ricordare esattamente che cosa fosse, a parte la nitida sensazione di essersi visto di nuovo bambino. Accarezza la schiena liscia di sua moglie che dorme il suo sonno tiepido e sogna i suoi sogni; pensa che è bello essere bambini, ma è anche bello essere adulti ed essere capaci di riflettere sul mistero dell'infanzia... sulle sue credenze e i suoi desideri. Un giorno ne scriverò, pensa, ma sa che è un proposito della prim'ora, un postumo di sogno. Ma è bello crederlo per un po' nel silenzio pulito del mattino, pensare che l'infanzia ha i propri dolci segreti e conferma la mortalità e che la mortalità definisce coraggio e amore. Pensare che chi ha guardato in avanti deve anche guardare indietro e che ciascuna vita crea la propria imitazione dell'immortalità: una ruota.
O almeno così medita talvolta Bill Denbrough svegliandosi il mattino di buon'ora dopo aver sognato, quando quasi ricorda la sua infanzia e gli amici con cui l'ha vissuta.

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