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Nascita di un triatleta - Parte 2

Nov 3, 2014

(continua da qui)
Le uscite in bici procedono bene e le soddisfazioni si accumulano estate dopo estate, ma nelle stagioni fredde il clima e la neve bloccano i miei allenamenti e ad ogni primavera mi trovo costretto a ripartire quasi da zero. A poco servono le sporadiche sedute di rulli nella mansarda di casa, ho bisogno di trovare qualcosa di più impegnativo.
La risposta è nella corsa a piedi. Coinvolge muscoli differenti, ma serve a "far fiato" ed è comunque meglio di niente. Con i primi freddi di ottobre inizio a correre e ci vado regolarmente fino a primavera, senza impormi particolari obiettivi e solo per restare in forma.
La prima sfida arriva verso Aprile con una corsa stracittadina non competitiva: la Stra-Bra. Non ho un allenamento specifico, ma decido di partecipare. Nei weekend prima della corsa vado a fare due simulazioni sul percorso di gara e la mia impreparazione mi fa infiammare un muscolo laterale del ginocchio, la bandelletta, costringendomi, essendo già iscritto, a farla camminando con i comuni mortali, famiglie, anziani e bambini che non sono interessati a correre.
Per fortuna è primavera e posso ripiegare sulle uscite in bici che nello stesso tempo mi aiutano a guarire dal dolore al ginocchio.
Passano alcuni mesi e mi riprendo alla perfezione. Durante l'estate mi chiedono di correre una tappa della staffetta Fossano-Migliorero e accetto volentieri. Questa volta mi alleno con più razionalità e raggiungo il giorno della gara senza gravi dolori. Il programma prevede 10 km di corsa da Festiona ad Aisone e ritiro del pacco gara ai Bagni di Vinadio, quindi decido che se sopravvivo alla corsa vado a ritirarlo in bici, così, per fare qualche km di salita sui pedali.
Se escludiamo le corse podistiche fatte quando ero ancora un bambino questa è la prima corsa pubblica ufficiale a cui prendo parte e la sensazione è positiva fin da subito. Durante la gara non mi sento in competizione, mi sembra di esser parte di un grande gruppo che corre con uno scopo comune: raggiungere il traguardo, non per battere gli avversari, ma per sconfiggere quella voce interiore che mi spinge a mollare, a fermarmi per prendere fiato e per far riposare le gambe. Decido di non dare ascolto a quella voce e arrivo fino in fondo piazzandomi a metà classifica, non male per essere la prima corsa. Riprendo fiato per qualche minuto, poi salgo sulla bici e fuggo via, destinazione Bagni di Vinadio. La salita non è molto dura, ma dopo i 10 km di corsa le gambe sono fiacche. Mi vengono dei crampi allucinanti e la voglia di rinunciare è molta, ma tra atroci dolori e rischi di svenimento arrivo a destinazione, colmo di soddisfazione per la doppia impresa appena fatta. Ora posso finalmente ritirare il meritato pacco gara per poi crollare su una sedia a mangiare e recuperare le forze.
La gente pensa che io sia pazzo che abbia scelto una vita di torture, anche se io direi che è proprio il contrario. Da qualche parte lungo la strada abbiamo confuso la comodità con la felicità. Dostoevskij aveva ragione: "La sofferenza è la sola origine della coscienza". Mai i miei sensi si trovano più attivi rispetto a quando si raggiunge il dolore. C'è una magia nella fatica. Provate a chiederlo a qualsiasi corridore.
Dean Karnazes
Il doppio successo di questa giornata e l'emozione provata durante la gara mi spingono ad informarmi sul tesseramento FIDAL e sull'iscrizione a qualche società podistica, ma il destino ha ben altro in serbo per me...
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