Feb 21, 2011
L'energia che si scialacqua con tanta profusione da ragazzi, l'energia che si ritiene non debba mai esaurirsi, si dilegua fra i diciotto e i ventiquattro anni per essere sostituita da qualcosa di assai più opaco, una sensazione fittizia: aspirazione, forse, o traguardi, o comunque voglia chiamarla un qualsiasi universitario rampante. Niente di sconvolgente. Non se ne va tutta d'un colpo, con un grande scoppio. E forse è proprio questo l'aspetto più inquietante. Non si smette di essere piccoli tutt'a un tratto, con una grande esplosione, come uno di quei palloncini pubblicitari con gli slogan. Il bambino che hai dentro cola fuori, trapela come aria da una foratura in una gomma. E un giorno ti guardi allo specchio e ti trovi a faccia a faccia con un adulto. Puoi continuare a portare i blu jeans, puoi continuare ad andare ai concerti di Springsteen e Seger, ti puoi tingere i capelli, ma la faccia che c'è nello specchio è lo stesso quella di un adulto. Ed è successo tutto mentre dormivi, forse, come la visita della fatina dei denti.
No. Non la fatina dei denti. La fatina dell'età.
No. Non la fatina dei denti. La fatina dell'età.